Articoli di Giovanni Papini

1955


in "Schegge":
La sorte dei filosofi
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 222, p. 3
Data: 18 settembre 1955


pag. 3




   Non voglio mettere bastoni tra le ruote, non voglio mettere pulci nell'orecchio degli amanti di Sofia. Se qualche giovane di aeree speranze vuol buttarsi a capofitto nei mulinelli filosofici buon pro gli faccia e Dio gli tenga le sante mani sul capo. Non intendo turbare nessuna vocazione nè troncare nessuna carriera. Voglio solamente trasmettere agli amici un piccolo appunto sulla mala sorte dei filosofi. Ricorderò per ora quelli nati o stanziati in Italia, altrimenti verrebbe una lista più lunga di una orazione senatoria.
   Pitagora fu cacciato da Crotone a furia di popolo; Empedocle finì nel cratere dell'Etna; Lucrezio si uccise in un accesso di pazzia; Cicerone fu decapitato dai sicari di Antonio; Seneca dovette segarsi le vene per ordine di Nerone; Boezio fu giustiziato per volontà di Teodorico.
   Nei tempi moderni vediamo che Machiavelli, Cardano, Galileo, Campanella, Giannone, Romagnoli, Gioberti, Rensi conobbero più o meno a lungo le delizie del carcere.
   Arnaldo da Brescia, Pietro d'Abano, Pietro Pomponazzi, Giordano Bruno e Giulio Cesare Venini furono condannati al rogo.
   Bernardino Telesio cadde nelle mani dei feroci lanzichenecchi del sacco di Roma e potè salvarsi a stento; Vincenzo Cuoco fu condannato all'esilio; Mario Pagano morì sul patibolo; Antonio Rosmini, come fu da molti sospettato e da molti affermato, ebbe morte prematura dal veleno; Roberto Ardigò, capo del positivismo italiano, si tolse la vita con le proprie mani; Giovanni Gentile fu assassinato a Firenze nella primavera del 1944.
   Temo di aver dimenticato più di un nome ma tra quelli enumerati figurano molti dei più fa-mosi filosofi italiani.
   I laudatori della divina scienza pneumatica diranno che queste dolorose disavventure sono una conferma della dignità eroica di coloro che fanno professione di filosofia ma qualcuno, non troppo tenero della enimmistica sublime, potrebbe essere tentato di fantasticare intorno a una specie di giudizio di Dio.


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